ISON “EMBRIONE PLANETARIO” O “COMETA GIGANTE”?
Foto della Hale Bopp ( 1993 ) scoperta da Mc Naught, nell'archivio
dell'Osservatorio di Siding Spring
…"Il modello standard di cometa, intesa come
“semplice corpo ghiacciato”, è ormai entrato in crisi e, oggi piu’ che
mai, tutto concorre nel dimostrare l‘infondatezza di questo modello; la Ison è
un esempio evidente di questa realtà"…
Solo un corpo celeste “eccezionale” la cui natura
primordiale risulta essere molto prossima a quella di un proto-pianeta,
con particolari caratteristiche cometarie, poteva soddisfare tutte le
condizioni richieste.
Infatti una
serie di circostanze, che stanno emergendo attualmente, permettono di affermare
che un corpo celeste come la Ison puo’ rientrare, a tutti gli effetti, in una
particolare tipologia di Planet X ( Hale Bopp / Harrington ).
Sicuramente
queste condizioni, o circostanze, non potevano riscontrarsi in tipologie
alternative, come ad esempio un pianeta orfano; solo un corpo
celeste con una evidente natura cometaria puo’ assumere un’orbita
ellittica, fortemente allungata e stretta, la cui provenienza ( Nube di
Oort ) rivela la sua relazione con un altro “sistema solare”.
E’ quindi
grazie alla natura elettromagnetica della Ison che é garantita un’orbita
di tipologia ciclica ( John Matese e Daniel Whitmire suggeriscono
l’esistenza di una stella nascosta chiamata Nemesis, distante un anno
luce dal nostro sole, che sta provocando delle perturbazioni all’interno della
nube di Oort, spingendo le orbite di migliaia di comete in direzione del centro
nostro sistema solare” ).
Indubbiamente questo corpo celeste rappresenta
una vera e propria “sfida” al nostro intelletto, in quanto esso va
contro tutte le nostre attuali convinzioni e conoscenze astronomiche; la
nostra ragione si rifiuta categoricamente di accettare il semplice fatto che il
suo nucleo presenti dimensioni piu’ simili ad un TNO o ad un pianeta
roccioso di media grandezza.
Ma dove
risiede il paradosso in questo ragionamento?
L'incongruenza,
o il paradosso, risiede nel fatto che questo corpo celeste non puo'
essere paragonato con nessun altro tipo di “cometa” pervenuta precedentemente,
infatti la sua natura è talmente "speciale" da spiazzare ogni
tipo di ragionamento, in quanto la Ison sta, attualmente, rivelandosi come un
corpo cometario "primitivo" costituito da un nucleo di
dimensioni importanti, prossime a quelle di un vero e proprio
proto-pianeta.
Se per un
istante provassimo ad abbandonare una visione “ottocentesca” d’intendere
l’astronomia, in cui considerava i corpi cometari ( e quindi la stessa
Ison ) come un semplice ammasso di “ghiaccio sporco”; solo allora
potremmo poi comprendere perché il suo nucleo sia composto da
differenti materiali quali: roccia, metalli, carbonio, silicati, gas che
risiedono al suo interno e, nel cui centro, é presente un “core”
completamente metallico ( dati sonda Messengers )...ma queste proprietà non
sono riscontrabili anche in un pianeta roccioso oppure in un planetoide?
Ecco che allora
questa “doppia natura”, riscontrabile nella Ison, puo’ essere
riscontrata anche in altri esempi analoghi come, ad esempio, quello
dell’asteroide P/2008 R1 noto anche come Cometa
Garrad.
Non è un
caso, quindi, che alcuni corpi della fascia degli Asteroidi, come 133P/Elst
- Pizarro oppure P/2005 U1 (Read), mostrino anche una attività
cometaria,con una sublimazione che li dota di un aspetto tipico delle
comete, con chioma e coda.
Questa
ambivalenza è stata riscontrata anche in un asteroide ordinario deniminato 133P
/ Elst-Pizarro.
L’oggetto in
questione aveva rivelato una debole coda, simile a quella di una cometa, fuoriuscita
nel 2002, durante la sua fase di perielio.
Nel 2005 e
nel 2008 altri due nuovi asteroidi avevano presentato una coda: P/2005 U1
e P/2008 R1; questa nuova classe di oggetti è stata poi soprannominata:
Main Belt Comets (MBC).
Questa
particolare famiglia di oggetti, proveniente dal sistema solare esterno, fu
identificata nei pressi della cintura degli asteroidi di Kuiper; i loro
corpi “congelati”, a causa delle basse temperature presenti nello spazio
esterno, sarebbe in grado di evitare la sublimazione per diversi miliardi di
anni, se risultassero coperti da pochi metri di polvere cosmica, soffrendo
cosi’ di una “morte” precoce.
Solo una
collisione permetterebbe di rimuovere la polvere depositata da millenni,
innescando la reazione dell'aspetto cometario.
In quast’ottica risulta particolarmente interessante la proposta di Nader
Haghighipour, presso l'Università delle Hawaii, in cui viene esplorata la fattibilità
di provocare collisioni ( Deep Impact ) per attivare la stabilità
orbitale di questi oggetti nella fascia principale di Kuiper.
Un altro esempio analogo di asteroide apparente, con
natura cometaria, era ben rappresentato dall’asteroide (596) Scheila, la
cui coda era la conseguenza di una collisione con un altro asteroide piu’
piccolo.
Questo asteroide, scoperto più di 100 anni fa, in realtà era una cometa estinta
che sta ritornando alla vita, secondo le nuove osservazioni realizzate da Steve
Larson, scienziato appartenente al Catalina Sky Survey.
Egli era alla ricerca di asteroidi potenzialmente
pericolosi ( PHA ) quando rilevo’ quella che sembrava essere una
debole cometa; ulteriori analisi hanno poi rivelato che l'oggetto era un
asteroide conosciuto denominato (596) Scheila.
L’asteroide stava cadendo nello spazio, insieme a
migliaia di oggetti simili, in direzione della fascia principale degli
asteroidi del nostro sistema solare, tra le orbite di Marte e Giove.
La maggior
parte degli asteroidi sono frammenti di collisione con asteroidi più grandi
presentanti una composizione minerale; Larson ha poi spiegato che una buona parte
di questi sono ex-comete appartenenti alla famiglia denominata MBC.
Questa particolare famiglia risulta essere molto interessante, per gli
astronomi, perché rappresentano un terzo "serbatoio" di
comete, nel nostro sistema solare, distinto dalla nube di Oort e la fascia
di Kuiper.
Ultimamente gli astronomi e gli scienziati planetari
stanno considerando che una buona percentuale di Near Earth Objects
(NEO) non sono quello che sembrano; cioé potrebbero essere degli
asteroidi dall'aspetto cometario.
Paul Abell, del Planetary Science Institute,
afferma che il cinque o il dieci per cento dei NEO potrebbero essere comete
che vengono scambiate per asteroidi; Abell sta quindi studiando il modo per
"smascherare" la loro vera natura.
Alcuni NEO
potrebbero "morire" come comete; perdendo la maggior parte dei
materiali volatili che compongono e creano le loro caratteristiche code.
Altri NEO
potrebbero essere "dormienti "oppure potrebbero mostrarsi con
caratterisitche simili ad una cometa, dopo la collisione con un altro oggetto.
Attualmente Abell
sta utilizzando l'Infrared Telescope Facility della NASA, a Mauna Kea,
l'Osservatorio alle Hawaii e il telescopio MMT, sul Monte Hopkins a sud
di Tucson in Arizona, per cercare di scoprire, attraverso numerose
osservazioni, le firme che separano gli "estinti", dai "dormienti",
o dalle "pseudo-comete" , soprattutto per gli asteroidi
residenti in prossimità della Terra in quanto potrebbero rappresentare una
minaccia se fossero in rotta di collisione con il nostro pianeta.
Inoltre questi
corpi particolari potrebbero fornire dati sulla composizione e la prima
evoluzione del sistema solare, in quanto essi sono dei residui, vergini e
incontaminati, conteneti dei materiali primordiali che potrebbero indicare
l'origine del sistema solare.
Abell asserisce poi che, a differenza
degli asteroidi rocciosi, le comete di tipo standard sono
strutturalmente piu' "deboli" e rischiano di frantumarsi
quando entrano nell'atmosfera, scatenando una esplosione di calore e di onde
d'urto che sarebbero molto più devastanti dell'impatto di un asteroide
delle stesse dimensioni ( come lo sciame di detriti cometari
frantumatosi in Russia nel mese di febbraio di quest'anno ).
Combinando i
dati orbitali con lo spettro e l'albedo (luminosità) di questi
oggetti, Abell spera di identificare quali siano a bassa attività
cometaria e, soprattutto, da dove possano provenire.
Abell conclude domandosi se tutti questi
corpi cometari sono costituiti da una stessa tipologia di materiali, oppure
sono di natura diversa?
Infatti se
invece essi risultassero composti da materiali diversi, in quanto
presentantanti firme spettrali differenti tra loro, cio' confermerebbe la
ricerca di Abell.
Una pietra
miliare che confermo', definitivamente, la "doppia natura" dei
corpi cometari, fu prodotta dalla missione Stardust, della NASA, nei
confronti della Cometa Wild 2.
La scoperta
consisteva nel fatto che la cometa era composta di "materiale roccioso,
simili ad un asteroide".
Nel 2004
la sonda Stardust catturo' le particelle sparse nei 5
chilometri da Wild 2; nel 2006 le particelle catturate furono
riportate poi sul pianeta Terra per essere analizzate.
Gli
scienziati avevano scoperto una prova sorprendente e cioè che Wild 2
conteneva del materiale del sistema solare interno ( che era stato riscaldato a
più di 1000 ° C per la sua vicinanza al sole ) inoltre essa presentava una
composizione più simile a quella ad un asteroide, di quello che ci si aspettava
da una cometa.
Wild 2
dovrebbe ancora essere considerata una "cometa", perché sta gettando
gas e polvere dalla sua superficie, ma i nuovi risultati sostengono l'idea
che non esiste una linea netta di demarcazione tra comete e asteroidi.
Wild 2 sta cambiando il nostro modo di
pensare le "comete."
Fred Whipple nel suo recente libro, Il mistero
delle comete, scrive: "Un grafico delle orbite delle comete di corto
periodo, proiettate sul piano dell'orbita di Giove, mostrerebbe un
raggruppamento notevole di questi oggetti.
Per questa
ragione l'anello descritto dalle loro curve, durante la fase d'afelio, descrive
splendidamente l'orbita stessa del pianeta Giove.
L'enorme
massa attraente di Giove aveva, in qualche modo, raccolto i due terzi
di tutte le comete di corto periodo, ragruppandole in un unica famiglia.
L'esistenza
di processi di espulsione attivi, nel sistema di Giove, dimostra che
esso è circondato da comete e meteoriti residenti; la presenza di questi
oggetti è facilmente spiegabile grazie al meccanismo d'espulsione causato dalla
risonanza persistenete in tutto il sistema gioviano.
Ad esempio Van
Flandern aveva proposto che la formazione delle comete, dei meteoriti e
degli asteroidi era stata provocata dall'esplosione di un pianeta più
"antico" del sistema solare, a causa di un qualche meccanismo
sconosciuto.
Egli
preciso' che il numero di "anomalie" riscontrabili nelle
caratteristiche del nostro sistema solare può essere semplicemente spiegato
solo con un evento del genere.
I granuli
emessi dalla cometa Wild 2, raccolti e intrappolati nell'aerogel della
sonda Stardust, si dimostrarono essere molto più grandi di quanto ci
si aspettasse, inoltre essi risultavano composti dagli stessi minerali ,ad alta
temperatura, riscontrabili nella maggior parte dei meteoriti.
Ecco che
allora le prove incominciano ad essere ormai evidenti; anche i corpi di
natura cometaria risultano costituiti da rocce di materiale planetario che
trovano una comune origine nel nostro sistema solare.
Ma c'è di
piu', questa "duplice natura" non è tipica solamente agli asteroidi
/ comete, ma è riscontrabile anche ad alcuni tipi di pianeti rocciosi.
Ad esempio,
espandendo queste considerazioni anche ad alcuni pianeti del sistema solare ne
risulta che, negli ultimi due decenni del 20° secolo, molti scienziati
planetari avevano iniziato a parlare di Plutone come "planetesimo"
e non più come un "pianeta maggiore" .
Plutone
presenta dimensioni "modeste" per cui fu, successivamente, declassato
come un TNO; ma potrebbe essere considerato anche come una speciale
"cometa dormiente".
Non è un caso che Plutone, in modo diverso,
potrebbe rientrare in differenti categorie come, ad esempio, "pianeta
minore" o adirittura "cometa".
Tale "status
duplice" già esiste per alcune comete e / o pianeti minori, per cui
vengono classificati sia con numeri formali che con nomi, in entrambi le
tipologie di classificazione.
Attualmente la
definizione di "pianeta" sta diventando una questione sempre
più complessa, in quanto il significato di questa parola non risiede piu' solo
nel fattore dimensionale ( cioè nella definizione di una categoria
"maggiore" o "minore" ) ma, piu' semplicemente, la
definizione di pianeta risulta essere piu' propriamente legata a quella di
"corpo interplanetario in orbita intorno al Sole.
Il fatto poi
che Plutone non rientri piu' nella categoria di pianeta maggiore,
non deve in alcun modo "abbassare" o "diminuire"
l'importanza dell'oggetto; l'astronomia non funziona in questo modo, infatti
alla luce delle nuove conoscenze astronomiche la cosa puo' essere
riclassificata o ridiscussa, in modi diversi, senza per questo creare una
"retrocessione" di tipo "politico" che "astronomico"
Hal Levison aveva detto a riguardo di Plutone:
"Quand'è che un pianeta non è un pianeta?...è molto difficile
trovare una definizione significativa, anche perché almeno una mezza dozzina
di asteroidi residenti della fascia principale ( insieme a diversi altri
oggetti di recente scoperta transnettuniana ) sono "oggetti" sferici
di grandi dimensioni che soddisfano anche la definizione di pianeta maggiore;
se poi la sfericità puo' esserne il criterio"…
Percio' non
è possibile definire il sistema solare come qualcosa di definitivo si
dovrebbe, invece, considerare il sistema solare come una regione complessa
caratterizzata da differenti componenti principali di oggetti, grandi e
piccoli, e da una stella (il sole) quattro pianeti giganti gassosi (Giove,
Saturno, Urano, Nettuno) con orbite ellittiche generalmente stabili e con
inclinazioni basse rispetto all'eclittica, la cui distanza solare (R) varia da
5 a circa 30 UA; i pianeti rocciosi, più piccoli, in orbita intorno al sole
all'interno della "fascia degli asteroidi" (Mercurio, Venere, Terra e
Marte) con orbite generalmente stabili le cui eccentricità orbitali sono in
genere un po 'più piccole di quelle dei pianeti giganti gassosi.
In realtà esistono
decine di lune che orbitano attorno ai pianeti giganti gassosi; sette di
questi satelliti naturali (compresi nostra Luna) sono più grandi di Plutone.
Plutone risulta, invece, essere uno dei più
grandi oggetti conosciuti appartenente al gruppo denominato Plutini, che
rappresenta circa un terzo, o più, di tutte le centinaia di TNO
conosciuti; le loro orbite presentano eccentricità moderate, con inclinazioni
orbitali che possono essere ben lontane dal piano dell'eclittica.
La fascia
principale di Kuiper è composta prevalentemente da TNO che non
risultano essere in risonanza con Nettuno ( ad esempio Plutone
risulta essere al limite di questa risonanza, 2:3, con lo stesso Nettuno
), ma occorre notare che essi fanno parte, probabilmente, di altri gruppi
di “oggetti”, oltre Nettuno; è fondato percio’ pensare che molti di questi
“oggetti” possano essere correlati a comete ( infatti questa popolazione è
fonte di molte delle comete osservabili ).
Non a caso Cerere
era stata considerata, inizialmente, come una cometa, prima di passare a
“planetoide” regolare e poi ad asteroide.
Sir William
Herschel defini’ gli
asteroidi: “corpi celesti che si muovono su orbite inclinate rispetto al
piano dell’eclittica, con movimento diretto o retrogrado e possono, o non
possono, avere atmosfere e / o con piccole code" ( lo stesso Herschel
chiamo’ Asteroidi gli attuali Cerere, Pallas, Vesta e Giunone
).
E’ solo nel 1930
che Plutone era stato chiamato, erroneamente, pianeta maggiore,
a causa della ricerca di un Planet X, principale perturbatore delle
orbite di Nettuno e Urano.
E’
interessante comunque notare che, dopo queste affermazioni , gli
astronomi dell'Osservatorio Lowell avevano avuto qualche dubbio, in
quanto pensarono che potesse trattarsi di “un asteroide o uno straordinario
oggetto simile a cometa",
Quindi
lo "status duplice" di Plutone è analogo o molto simile
a quello di 95P / Chirone, che è stato catalogato sia come cometa che
come pianeta minore ( della categoria dei Centauri ).
A seguire
vengono riportati degli enuciati estremamente interessanti e non meno
curiosi, prodotti da eminenti astronomi, sulla particolare “natura” di Plutone:
“Plutone
potrebbe essere un satellite di Nettuno, sfuggito” Lyttleton (1936).
“Plutone
può quindi essere inteso come un accumulo di una cometa o di una grande
cometa" F. L. Whipple (1964).
“Plutone
si adatta bene nel presentare una bassa densità cometaria. Si tratta di un nucleo
di cometa supedimensionata? " R S Harrington (1980).
“Plutone è
come un pianeta insolitamente minore " B G Marsden (1980).
“Plutone non
è certo un pianeta, nel senso stretto del termine, potrebbe essere un
asteroide brillante, appartenente ad un intero sciame" P. Moore (1984).
“Sembrerebbe
più corretto classificare Plutone come un oggetto randagio d’asteroide /
cometa" J T Wasson e Kivelson M G (1986).
“ Plutone è
un planetesimo ghiacciato; non bisogna consideriarlo come pianeta ma,
piuttosto, come tra le più grandi comete aggregatesi " P R Weissman
(1986).
“Plutone
potrebbe essere classificato, nei calcoli orbitali, come una particella più
piccola di un asteroide o di una cometa, o di un meteorite" D I Olsson-Steel (1988).
Plutone
dovrebbe forse essere chiamato un pianeta minore o planetesimo" P.Fiore
(1990).
“Plutone e
Caronte sono spesso descritti come i più grandi planetesimi ghiacciati” P R
Weissman (1995).
"Embrioni
planetari o Comete giganti" (Plutone e Tritone) – W B Mc Kinnon, J I Lunine e D.
Banfield (1995).
“Forse Plutone, Chirone e Tritone, insieme a pochi altri oggetti scoperti di
recente oltre Nettuno, sono planetesimi formati nella nebulosa solare più di 4
miliardi di anni fa" R.C. Bless (1996).
"pianeti
nani di ghiaccio" S A Stern e J. Colwell E. (1997).
Ecco
quindi che tutte le analisi, realizzate da una folta schiera di Astronomi, non
fanno sembrare piu’ irragionevoli le teorie di Velikovsky; se poi pensiamo che, nel suo libro
“mondi in collisione”, egli descrisse minuziosamente l'evoluzione che ebbe il
futuro pianeta Venere prima di diventare parte integrante e stabile della
meccanica celeste nel nostro sistema solare.
Per
Velikovsky, Venere era, in origine, una proto-cometa ( con
caratteristiche di proto-pianeta ) essa venne catturata da Giove che
fece deflettere la sua orbita parabolica, divenendo con il tempo stabile in un
orbita pressoché circolare.
Ad evidenza
di quanto detto sopra, non è un caso che, oltre agli asteroidi, anche il
pianeta Venere presento’, nell’agosto del 2010, un’aspetto
di tipo cometario.
Il fenomeno
duro’ solo poche ore e fu osservato dagli strumenti della sonda ESA Venus
Express, lasciando gli scienziati esterrefatti.
In un
brevissimo arco di tempo, la coda di plasma della ionosfera di Venere era
cresciuta dai 150 / 300 km abituali, fino a oltre 15 mila km.
L’influenza
elettromagnetica di Venere verso il Sole si è ripetuta ultimamente, il
giorno 23 marzo 2013, in una regione attiva del Sole lontano emisfero
sud, scagliando un’espulsione di massa coronale (CME).
L’oggetto
luminoso, visibile nell'angolo in basso a destra delle immagini SOHO C2, è
Venere; il CME espulso si è esteso per una lunghezza di 8,4 milioni di
chilometri dal Sole.
A tutt’oggi l’evidente influenza che Venere
possiede nei confronti del Sole, contribuendo a sviluppare notevoli CME
denota, senza dubbio, la sua origine di natura cometaria.
Sono proprio
questi CME e l’effetto Carrington ad essi collegabili, che
potrebbero rilevarsi estremamente dannosi e pericolosi per la nostra
magnetosfera.
Era il 4
novembre 2003 ( il giorno di Halloween ) che si registro’ un CME
di Classe X 45 ( il piu’ potente mai avvenuto dopo quello del 1859
) e che investi’ in pieno una porzione del globo terrestre causando seri danni
alle comunicazioni satellitari, ai generatori delle centrali elettriche ed ai
sistemi GPS che regolavano le rotte di volo degli aereoplani.
Il corpo
celeste che causo’ tutto questo “trambusto” si chiamava C / 2002 V1,
anche noto con il nome di Neat Comet.
In realtà,
questa cometa era stata scoperta dal programma di monitoraggio Near Earth
Asteroids (Near Earth Asteroid tracking, appunto N.E.A.T.), motivo per cui la
cometa prese il nome.
Questa
volta, il progetto NEAT trovo’ una cometa, piuttosto che un asteroide.
Quando il cronografo SOHO scatto’ questa foto si noto' subito un’espulsione di
massa coronale ( CME ), in cui fu si intravede un'oggetto di notevole dimensione.
Esistono prove sufficienti per suggerire che la
NASA ha deliberatamente alterato le immagini satellitari raffiguranti la
cometa, cambiandone la sua traiettoria di volo e sottostimandone il suo
nucleo.
L’unico dato veramente importante, che invece la Nasa
“nasconde”, cercando di occultare in tutti i modi, è unicamente quello del diametro del nucleo di una cometa; la ragione è semplice in quanto se
fossero resi pubblici i dati reali sulle vere dimensioni nucleari, solo
di alcune delle comete a noi pervenute, di conseguenza si
dovrebbero aggiornare una buona parte dei testi astronomici pubblicati
fino ad oggi.
La Neat non fa eccezione, infatti il suo
nucleo stimato era pari ad diametro grande quanto la nostra luna ( 3000 Km,
circa ).
Non è un
caso, quindi, che al momento del suo eventuale perielio, la dimensione
esatta della Neat era diventata una questione di forte polemica,
come è evidente in una relazione del 19 febbraio 2003, in cui la BBC
aveva descritto la cometa come " inusuale, in quanto era molto grande e
molto luminosa; in realtà, era la più brillante cometa mai osservata da uno
strumento.
Secondo le “proiezioni di volo” della NASA, la cometa Neat
avrebbe avuto un flyby con il sole, continuando la sua orbita
senza avere un impatto apprezzabile sia sul sole stesso che sulla Terra.
Invece, come previsto, la cometa Neat appariva
molto grande, con alcune stime del suo coma ( coda cometaria ) fino a
quattro volte la dimensione di Giove, pur presentando un nucleo come quelle di un
pianeta; le sue reali dimensioni erano molto prossime a quelle del pianeta Mercurio.
Poco prima
di quello che potrebbe sembrare un “impatto critico”, le immagini del
cronografo SOHO / LASCO 3 si fermarono per sette ore, quando
ripresero, l'immagine successiva mostra che la fiamma solare ( CME ) era
scomparsa, e quello che sembravano essere i resti di un taglio “grezzo” dei
fotogrammi.
Sorprendentemente, una seconda serie di immagini sono
apparse, quasi due giorni dopo, mostrando che la cometa NEAT era ancora
nelle vicinanze del sole e continuava ad interagire con esso; le immagini,
provenivano da SOHO LASCO 2, mostrarono un “oggetto” forse il
core della NEAT, o frammenti di esso, che stava per essere espulso dal
sole stesso.
La cosa inquietante è che quando si indaga sugli sciami
meteorici o sui detriti cometari, accaduti nel 2003, non
vi è alcuna menzione della cometa Neat !
Secondo un
elenco completo degli sciami meteorici e delle comete, ad essi associati,
durante il loro passaggio vicino alla Terra, nel 2003, si puo’ notare
che l'ultima pioggia di meteoriti è stata quella delle Quadrantidi,
tra il 1 e il 6 gennaio dello stesso anno, ma nessun sciame
risulta essere associato con la Neat.
Invece l’interazione tra lo sciame meteorico e
la cometa Neat esiste e avviene il 1 marzo di ogni anno.
Ma c'è
dell'altro ancora, ci sono ulteriori importanti considerazioni da tenere in
conto, forse ancora piu' rilevanti dell’analisi dei singoli “oggetti”;
ma procediamo con ordine.
Brian
Geoffrey Marsden, 1937 / 2010, rivesti' l'incarico di Direttore del MPC della Nasa;
egli calcolo' le origini delle comete appartenenti alla famiglia
Kreutz, come la Ison, e scopri' che i corpi
cometari di questa famiglia ( denominate Sungrazing, cioé' con
perielio molto ravvicinato al sole ) derivavano tutti da un corpo Progenitore
primitivo.
Le comete
Kreutz appartengono ad una famiglia di comete che sono le maggiori
imputate al
timore che siano solo una parte di una gigantesca “cometa oscura”, o
corpo Progenitore, che si starebbe avvicinando a noi.
Inoltre Mardsen
era grande amico sia dell'emerito Alfvén, massimo esperto del
comportamento “elettrico” dei corpi cometari, sia di Sekanina che,
dopo lo stesso Mardsen, é il piu' grande studioso vivente
capace di calcolare la complessa orbitazione di una cometa.
Da un suo
studio risalente all'anno 1967, Mardsen fu il primo che riusci’ a
ricostruire e quindi a ripercorrere la “storia orbitale” della famiglia
Kreutz sungrazer per identificare il corpo Progenitore.
Da questo
studio egli scopri' che tutti i membri conosciuti della famiglia Kreutz,
dalla sua origine fino al 1965, avevano inclinazioni orbitali quasi
identiche e cioé di circa 144°, nonché valori molto simili tra loro per la
longitudine del perielio di 280 / 282 °.
Marsden poi che le comete della
famiglia Kreutz possono suddividersi in due gruppi, con elementi
orbitali leggermente diversi, il che implica che la famiglia è il risultato
di una frammentazione avvenuta, molti secoli prima, in piu' di un
perielio.
Cosa
significa questo?
Semplicemente
che questa famiglia di corpi cometari, in origine, derivava da un unico
corpo Progenitore che ha subito, una frammentazione, o meglio, uno
scontro con un altro corpo di pari dimensioni ( cioè Nemesis
), un mini sistema solare che è ciclicamente collegato al
nostro e di cui la Ison è un proto-planetoide dalla natura
cometaria, risultata da questa frammentazione stessa.
Questo
denota anche che il nostro sistema solare è divenuto, nel tempo, un sistema
binario.
Prima di
passare all’analisi vera e propria sulle ultime caratteristiche rilevate nella
Ison, approfondirei l’aspetto, non meno importante, della formazione degli sciami
meteorici o, per la precisione, cometari, infatti essi sono il risultato
del residuo di detriti rilasciati dal passaggio dei corpi cometari, nelle varie
epoche.
Cio’ si deve
all’intuizione dell'astronomo italiano Schiaparelli che
comprese la periodicità degli sciami meteorici nel corso dell’anno.
Infatti il
ritorno periodico degli sciami è dovuto all'attraversamento annuale da parte
della Terra di zone in cui numerose comete hanno depositato, nel corso di
milioni di anni, cospicue quantità di frammenti e particelle rocciose.
Per
comprendere al meglio la connessione esistente tra gli sciami
meteorici e i corpi genitori ( cometari ) dello stesso sciame, gli
astronomi ricorrono frequentemente allo studio degli effetti denominati Poynting-Robertson
( per le particelle di dimensioni fino a 10 cm ) e Yarkovsky ( nei corpi
con dimensioni tra 10 cm e 100 m ).
L’effetto Poynting-Robertson
consiste in una complessa interazione tra radiazione incidente e particella
rocciosa che innesca, per effetto Doppler, un processo che tende a frenare la
particella stessa.
Al contrario
l’effetto Yarkovsky, meglio noto come "effetto razzo",
consiste in un piccolo effetto propulsivo innescato dalla liberazione di
particelle gassose dalla superficie di una cometa, o di un asteroide, dovuto
all’intensa radiazione solare che surriscalda il corpo stesso.
Uno tra gli
esempi piu’ eclatanti sulla periodicità degli sciami è ben rappresentato dalle
Geminidi ( nome dalla sorgente puntiforme all'interno della costellazione dei
Gemelli ) insieme alle Quadrantidi, sciami meteorici più importanti
provenienti da una cometa.
Le meteore di questo doccia sono in movimento lento, può essere visto nel mese
di dicembre, le Geminidi sono stati osservati nel 1862 ( anno della
grande cometa del 1860 ) molto più recentemente di docce ad altri come le
Perseidi (36 dC) e le Leonidi (902 dC).
Ci sono
prove storiche, tuttavia, che le Geminidi sono stati osservati per oltre 500
anni.
Un importante passo avanti nella comprensione di questo sciame meteorico è
stato fatto nel 1947 da F.L.Whipple, il quale era stato coinvolto nel Progetto
Meteor Harvard, analizzando le meteore associate alle Geminidi egli trovo’ un
periodo orbitale di soli 1,65 anni, nonché una alta eccentricità e una bassa
inclinazione.
Tale orbita
attiro’, in seguito, l'attenzione di M. Plavec che, nel 1950, teorizzo’ come
principale origine del torrente delle Geminidi una cometa madre, di
breve periodo orbitale.
Le Geminidi
sono state separate da una cometa parabolica, durante il suo passaggio ravvicinato al
sole.
Un possibile
candidato della cometa parabolica delle Geminidi, viene considerata, da Plavec,
la grande cometa del 1680.
L. Kresak rafforzo’ il legame della grande cometa del 1680 alla formazione del
sciame meteorico delle Gemminidi.
L'11 ottobre 1983, nel corso di una ricerca di oggetti in movimento tra i dati
raccolti dall’IRAS, S. Green e JK Davies avevano trovato un’asteroide in rapido
movimento in Draco.
La sera
dopo, C. Kowal (Palomar Observatory, California, Stati Uniti) ha confermato il
corpo
L'asteroide
ha ricevuto la designazione preliminare 1983 TB.
Con i primi
calcoli orbitali di Whipple, nel 1983, l'International Astronomical Union
Circular aveva confermato che questo asteroide aveva un spostamento con
un’orbita identica a quella del flusso di meteore Geminidi.
Ulteriori
osservazioni hanno confermato il legame e l'asteroide finalmente ricevuto la
designazione permanente di 3200 Fetonte.
Questa era
la prima volta che un asteroide è stato sicuramente legato ad una pioggia di
meteoriti e serve quindi come un importante collegamento tra comete e sciami
meteorici.
Per spiegare il flusso meteorico è stato ipotizzato che la 3200 Phaethon sia in
realtà un "Comet Rock".
La "comet rock" è un’ipotesi interessante, ma Jewett, constato’
che la quantità di polvere espulsa da 3200 Phaethon era insufficiente per
garantire la massa del flusso di detriti Geminidi.
Le Geminidi rappresentano la massima espressione delle piogge meteoriche.
Eppure 3200
Phaethon è più di un debole 98 – IB Type.
3200 Phaethon era stato immediatamente classificato come un asteroide; ma che
altro potrebbe essere?
Gli
Asteroidi che compongono la fascia esterna degli asteroidi di tipo IB, come
3200 Phaethon, sono composti di carbonio e ferro e sarebbe parte della nube
degli oggetti che apparterrebbero allo sciame di PX / Nibiru; catturati
nell’ultima orbita 3600 anni fa.
Questa
categoria, assieme alla famiglia d’asteroidi di tipo C, come Pallas,
indica la variazione di dimensioni che fanno parte dello sciame PX / Nibiru;
esso va da 5 km a 500 km.
Questo sciame di nuovi di ”oggetti” possono colpire la Terra in qualsiasi
momento; buona parte di questi, come la famiglia di meteore delle Gemminidi,
possono essere legate al movimento orbitale della C/2012 S1 (ISON).
L‘ipotesi
che la cometa C/2012 S1 (ISON) è la “casa madre” della annuale pioggia
di meteore Geminidi, significherebbe che essa era già passata in
precedenza; rafforzando ulteriormente il fatto che proveniendo dal
quadrante della costellazione di Cancer (attiguo a quello della
costellazione di gemini ) possa essere una dei molti compagni, di tipologia
PX, appartenenti all’orbita del grande Perturbatore Nemesis.

Riassumendo,
le caratteristiche della pioggia meteorica della nube che interseca
l’orbita terrestre, quali: densità, dimensione media dei corpi
e composizione chimica, determinano la natura dello sciame:
Il primo parametro che influenza una pioggia meteorica è la densità
della nube; ossia se essa è molto densa di corpi, allora si assisterà ad una
pioggia molto ricca di meteore ( per spiegare meglio questo concetto si
ricorda la storica pioggia delle Leonidi del 1966, in cui la Terra
attraversò la parte più densa della nube, che genero’ una pioggia con un tasso
orario di meteore visibili a occhio nudo di circa 144.000 eventi / h ).
Il secondo parametro che influenza una pioggia meteorica è la dimensione
media dei corpi presenti nella nube; se i corpi che impattano con l’atmosfera
sono molto grandi (dell’ordine di qualche metro) generano i cosiddetti “bolidi”
ossia meteore di dimensioni notevoli che a loro volta danno vita, nell’impatto,
a scie molto luminose (con magnitudini fino a -8 / -10) accompagnate spesso da
onde sonore distintamente udibili come crepitii e piccole esplosioni.
Il terzo parametro fondamentale è la composizione chimica dei corpi che
determina la colorazione e le caratteristiche delle scie luminose; la chimica
insegna che gli elementi fondamentali durante la combustione generano
componenti cromatiche diverse.
Le principali colorazioni che assumono le scie meteoriche sono
la classica bianco-azzurra e la rosso-gialla, fino a sfumare a
colorazioni tendenti al verde.

Come evidenziato nella tabella,
la cosa veramente interessante è che gli sciami sono presenti
e persistenti per tutto l’anno.
Ad esempio
lo sciame delle Orinidi sono relazionate con quello dell'Aquaridi, in quanto la cometa che le
sottende è niente dimeno che la Halley.
Ecco,
allora, che dopo aver analizzato le caratteristiche dello sciame appartenente
alle Gemminidi e nell’aver poi constatato l’eventuale influenza della
Ison sullo sciame medesimo, si puo’ poi introdurre finalmente il concetto di MOID
( Minimum orbit intersection distance ): minima distanza tra la terra e la Ison, che
avverrà in prossimità del giorno di Santo Stefano, il 26 Dicembre 2013 (
un mese dopo il suo perielio, il 28 novembre 2013 ) dove inizieremo a sentire
gli “effetti” dei detriti residenti nello sciame della coda della Ison a
partire dalla seconda settimana di gennaio 2014.
Possibile
sciame meteorico connesso con la cometa:
"…La
piccola MOID tra l'orbita della cometa e quella
della Terra rende
possibile l'esistenza di uno sciame meteorico originato dalla cometa ISON. I calcoli indicano che questo sciame
meteorico dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: data del massimo attorno
al 16 gennaio, velocità geocentrica 50,75-51,47 Km/s, radiante (durante il massimo) in 10 H 12 M
di ascensione retta e +16,8° di declinazione, un punto del cielo compreso tra
le stelle Eta e Gamma della costellazione del Leone: lo sciame si dovrebbe manifestare,
se realmente esistente, il 16 gennaio
2014, dopo il passaggio della cometa...
Il MOID fornito da Wikipedia risulta essere di: 0,4268 UA, ma non
è aggiornato.
Invece la stima attuale calcolata dal JPL / Nasa risulta essere
sensibilmente diminuita e, se non vi saranno altre future correzioni, essa è
pari a: 0,0232 UA ( quasi la metà ), cioè 3.479.302 Km, circa.
Chiaramente anche se la stima della distanza minima è stata aggiornata,
diminuendo di molto, l’eventuale rischio per la Terra sussiste in presenza
di un eventuale sciame di detriti che la Ison si porterà appresso a se ( fase di Perigeo prevista entro il 10 gennaio 2014 ) ma il
quadro della situazione potrebbe cambiare di molto se il nucleo risultasse poi
frantumato, una volta eseguito il perielio, proprio perché il diametro risulta
essere pari a quello di un pianeta medio.
Quindi l'ultima stima, aggiornata dal JPL, del MOID praticamente é come se corrispondesse a 11 volte, circa, la distanza Terra / Luna ( 300.000 Km ).
Qualsiasi sia l'entità dello sciame, che ci passerà sopra la testa, nelle prime 2 sett. di Gennaio 2013, saremo presi comunque di "mira", senza ombra di dubbio...
La Nasa, conoscendo molto bene la situazione, si comporta presentando un
“aplombe” fuori dal comune, dirigendo sapientemente le informazioni a livello
mediatico e adirittura istituendo un gruppo di esperti per organizzare un
comitato che prende il nome dalla stessa cometa: Comet ISON Observing Campaign
(CIOC) per organizzare una campagna osservativa, al fine di coordinare
gli sforzi attraverso le strumentazioni terrestri e spaziali.
La campagna osservativa, non si limiterà alle osservazioni con i grandi
telescopi terrestri, ma coinvolgerà anche la rete spaziale: entreranno in
azione le sonde SOHO, STEREO, SDO, che normalmente
studiano la superficie solare, i telescopi spaziali Spitzer, Chandra
e Hubble, così come le sonde Deep Impact, JUNO, Messenger,
Mars Odyssey e Curiosity ( in realtà, la sonda Deep Impact ha già
iniziato il suo lavoro ).
La sonda della NASA ha scattato le sue prime foto della cometa nel mese di
Gennaio.
Per fornire una previsione più dettagliata bisognerà
attendere il mese di Agosto, quando comincerà la vera e propria sublimazione
del materiale.
... Invece dalla Nasa non trapelano altre notizie in merito alla dimensione
del nucleo Ison; ultimamente la Nasa ha confermato ufficialmente che esso
risulta essere di appena 5 km, circa...ma se fosse veramente
piccolo come loro asseriscono, allora perché tutto questo dispiegamento
di forze e strumentazioni e, soprattutto, come potrebbe possedere una
luminosità tale da uguagliare la nostra luna piena ?
Tabella di stima di magnitudo minima, prodotta dall’Astronomo Seiichi
Yoshida.
Quindi la
domanda corretta, da porsi, è la seguente: se sappiamo che Hale Bopp al suo
perielio del 1997 presento’ una magnitudo di – 1, possedendo un nucleo di 70
Km; come è possibile, invece, che la Ison è stimata, al suo perielio per il
29 novembre 2013, con una magnitudo negativa di – 6 circa, quando invece la
Nasa assicura che il suo nucleo presenta un diametro di appena 5 km?
Salta subito
all’occhio la palese incongruenza che poi denota una contraddizione
risultante da una volontà di copertura di questo “oggetto”
celeste.
Infatti se
tutti gli ambienti astronomici sono concordi nell’asserire che la Ison sarà “
the comet of century”, allora perché si ostinano a rivendicare che il suo
nucleo è solo di 5 km…questo comportamento è assurdo, se non irresponsabile,
perché denota una chiara volntà di deviare l’attenzione sottostimando, di
molto, l’effettiva realtà delle cose!
Nella tabella sottostante risultano invece
prodotte le ultime osservazioni realizzate, nel mese di Marzo, dall’Astronomo
P. Clay Sherrod, il cui commento è assolutamente interessante:
Observations of c2012 S1 ISON
-----------------------------------------------------------------------------
OBSERVED M1 DIAM DC
PA Observer
28-02-2013 16.2
8'' 7/9 99d P. Clay Sherrod
-----------------------------------------------------------------------------
0.51m ASO astrographic DK, f/4.9 +ccd binned 2x2.
"Comet in twilight and moon rising in east; comet is losing strong
nuclear concentration.
Tail is 18" length in PA 99 deg, very thin and
tapering"
Soprattutto é molto interessante leggere
l'osservazione eseguita sulla Ison, in data 28 03 2013, in cui si stima che il
suo diametro nucleare è stato rilevato essere di 8'' arcsec ( contro i 5
km dichiarati dalla Nasa ), mentre la lununghezza della coda è di 18''
arcsec:..."La cometa é nel crepuscolo e la luna nascente est; la
cometa sta perdendo la forte concentrazione nucleare. La sua coda è di 18
" di lunghezza in PA 99 gradi, ed é molto sottile e affusolata"...
Questa osservazione realizzata dall’Astronomo Sherrod,
in data 28 03 2013, è d'importanza fondamentale perché conferma che la
magnitudo della Ison si stia indebolendo in questo periodo.
" COMET
IN TWILIGHT AND MOON RISING IN EAST; COMET IS LOSING STRONG NUCLEAR
CONCENTRATION. TAIL IS 18'' LENGHT IN PA 99 DEG. VERY THIN AND
TAPERING."
Il che sta a significare che la cometa Ison sta
perdendo la sua concentrazione nucleare, in quanto il suo coma sta passando da
uno stato discoidale / ellittico ad uno stato presentante una coda vera e
propria molto sottile e affusolata, con una lunghezza di 18’’ arcsecondi.
Il fatto poi che la cometa sia ancora relativamente
distante dal sole fa si che i suoi gas, contenuti al suo interno,non risultano
essere ancora sublimati dal vento solare, il cui calore prodotto non è ancora
sufficiente nel portare a regime la temperatura della sua “fornace”
interna.
Oltretutto è bene ricordare che il suo nucleo presenta
una tipologia Proto-planetoide, quindi lo spessore della “crosta” esterna è
ancora molto resistente.
L’albedo non puo’ ancora essere stimata con esattezza
perché esso dipenderà dall’emissione dei gas interni; percio’ bisognerà
attendere fino ad agosto / ottobre ( inizio della fase d’incrocio con
Marte ) quando i gas sulfurei risulteranno completamente sublimati.
Per rendere piu’ chiara la situazione
sull’iindebolimento della magnitudo che sta attraversando la Ison
in questo periodo, riporto una tabella con i valori Afrho, fino al giorno 23
- 03 - 2013.
Molti
astronomi si stanno domandando se effettivamente la Ison riuscirà a mantenere
le aspettative promesse; questo è il commento dell'Astronomo Emily
Lakdawalla, del Gruppo Ison / Yahoo:
..."Sembra
potenzialmente molto interessante. L'orbita è molto ben determinata. Possiamo
dire, con assoluta certezza, che arriverà molto vicino al sole (circa 0,012 UA
) il 29 novembre 2013. A quel punto, potrebbe essere molto luminosa, come
alcune comete sungrazing in passato (ad esempio, Ikeya-Seki nel 1965, e la
C/2006 P1 McNaught nel 2007).
Quindi siamo abbastanza sicuri di dove sta andando. La
parte incerta (come sempre con le comete) è la luminosità. Mi aspetto che sarà
almeno come C/2006 P1.
Penso nello stesso modo di David Levy che ha
detto che le comete sono come i gatti: esse hanno la coda, e fanno ciò che vogliono. In
questo momento, si trova a circa 4 UA di distanza.
Le comete a
volte si "accendono" quando arrivano a circa 2,5 UA,
con un improvviso aumento di luminosità.
Ho visto un
po 'di speculazione, su ciò che questa nuova cometa potrebbe apparire dopo il
perielio.
Qui le cose
si fanno ancora più imprevedibile, così, io le darei circa una probabilità del
30% di essere eccitante, contro una probabilità del 60% che cado in errore. In
altre parole, sarà sicuramente da tener d'occhio"…
Un altro
astronomo Sandor Szabo, sempre appartenete allo stesso gruppo di Yahoo,
precisa:
…"sempre più spesso la mia visione, riguardo questo oggetto, si sta
spostando dall’eccitato al preoccupato.
Qual è il
problema con questo oggetto? Inizialmente ci sembrava normale, ma con
il passare del tempo, è diminuita un p’o’ di luminosità; ora i dati implicano
che, nonostante stia diminuendo la distanza eliocentrica, la coda della Ison
non è ancora illuminata in misura evidente.
L’astronomo David
Seargent, il 19 marzo, scrive sempre nello stesso gruppo, questo
aggiornamento…" Stiamo assistendo a un tuffo nella luminosità totale e le
dimensioni del coma ( chioma ) della cometaé passata da una grandezza massima
di 15.7, di due settimane fa, ad una misura odierna di 16.1 e 16.2....
L'intensità complessiva e le dimensioni sono in diminuzione in questo
momento"…
Lo stesso astronomo assieme al suo amico, l’astronomo Daniel
Fischer, richiama l'attenzione su un'analisi realizzata dall’astrofisico Ignacio
Ferrin ( Colombia ), esperto di comete; egli asserisce che esiste una
probabilità del 75% che ISON abbia già subito il suo rallentamento di
luminosità, il che significa che dovrebbe essere sulla strada giusta per poi
risultare, al suo perielio, con una magnitudo di -12 .
Ferrin continua nella sua analisi dicendo:.."La ragione di cio’ è
che la potenza lunimosa descrive una curva abbastanza ripida, aumentando ad un
tasso di 4,35 R…abbiamo calcolato la temperatura dell'oggetto al suo perielio e
risulta essere di T = 2900 ° K ( sufficiente a fondere il piombo e ferro
)…la cometa penetrerà la “regione proibita” definita come limite di Roche
e qualsiasi oggetto entro limite di Roche ha una grande probabilità di
desintegrarsi a causa di differenziali forze gravitazionali dal sole. Le
combinazioni del limite di Roche, assieme alla radiazione solare e alla
temperatura molto elevata, suggeriscono che la cometa non otrebbe sopravvivere
al suo incontro con il Sole, disintegrandosi in vari pezzi…oppure potrebbe
sopravvivere, se la sua coesione interna è sufficiente a sopportare
queste condizioni"…
Sempre l’astronomo David Seargent, continua descrivendo un’analisi molto
appropriata e in tema sulle possibilicause del momentaneo abbassamento luminoso
della Ison:
…”ho pensato un po ' sulla dissolvenza apparente di
questa cometa e della formazione della sua coda. Continuo a pensare che il
cambiamento di fase della luminosità coincida con una trasformazione di stato
della cometa stessa. La cometa era già attiva, in una certa misura, a partire
dalla fine del 2011 e probabilmente anche di piu’. Si puo’ quindi supporre che
le particelle di "polvere" depositata sulla superficie ( particelle
di ghiaccio in larga parte) è stata poi liberata realizzando cosi un coma di
polvere relativamente brillante ( normalmente il nucleo di una cometa o di
un’asteroide presenta un rivestimento di polvere cosmica e ghiaccio dello
spessore di diversi metri ) il calore innescato dalla velocità del corpo
cometario crea una pressione superficiale che favorisce il rilascio della
“polvere” e la pulizia progressiva della superficie”...”Una volta che la
polvere di rivestimento del nucleo è in via di esaurimento il suo coma o coda,
nonché la sua luminosità, va via via scemando, forse questo è quello che sta
succedendo. Se questa è la causa del comportamento anomalo della cometa, la
sua progressiva vicinanza al sole innescherà la sublimazione dei gas interni al
nucleo che verranno emessi piu’ velocemente rispetto alla loro espulsione,
la coda, mutata nella forma, e la luminosità riprenderanno,
progressivamente."...
L’astrofisico Ferrin ha realizzato una tavola
con la magnitudo stimata per l’anno 2013 / 2014.
Dopo
l’esposizione di questo corollario di supporto all’anlisi della cometa Ison,
si puo’ ora procedere con lo studio delle sue attuali caratteristiche.
Una premessa importante va comunque fatta; per poter
ottenere una stima piu’ attendibile e veritiera “dell’oggetto” Ison
sono state prese in esame solo le foto realizzate negli ultimi mesi del
2012, quando la Ison era ben lontana dal Sole e, quindi, non era
rilevabile una grande “contaminazione” da parte della sua chioma (
perché ancora debole ed in fase di formazione ).
In base alle considerazioni fatte precedentemente la Ison
rientra anch’essa, a tutti gli effetti, nel doppio elenco: Asteroide /
Cometa, infatti fino al 24 settembre 2012 essa era ancora catalogata
come Asteroide (AS03D20 ), nell'archivio NEOCP del Minor Planet Center;
la sua “duplice natura” è quindi confutata.
A causa del cambio di “natura” della Ison,
era stata cambiata la sua denominazione e, quindi, anche la sua catalogazione
all’interno del data base del MPC.
Infatti ora il suo vecchio codice identificativo non
risulta piu’ esistente all’interno del data base.
La fotografia dimostra come la Ison, in data 21
settembre 2012, era ancora classificata come Asteroide AS03D20, con la
denominazione di “potential new comet”.
Nella foto originale prodotta dal Majdanak
Observatory ( l’Osservatorio russo che fa parte del circuito I.S.O.N.
e scopritore dell’oggetto in esame ) evidenzia molto bene le dimensioni del
nucleo ( ingrandimento del riquadro in alto a dx ) oltre tutto si puo’
intravvedere un flebile accenno del suo coma.
Pero’ già nel mese di ottobre 2012 la
classificazione che la faceva rientrare come asteroide scompare nel data
base del MPC.
Continuando con lo studio del corpo celeste Ison, nel
sito dell'astronomo Alfons Diepvens si puo' leggere: " Mentre l'oggetto
AS03D20 era ancora sulla pagina NEOCP ( il 24 Settembre 2012 10:55 UT ),
ho fatto alcune osservazioni il gg. 23 / 09 e 24 / 09. I miei dati astrometrici
sono stati trasmessi al MPC. Ho potuto misurare una FWHM maggiore di 5,7 arcsec
per questo oggetto, mentre altre stelle dello stesso ordine di grandezza hanno
una FWHM di 4,1 arcsec. Quindi questo oggetto era probabilmente una cometa. Il
diametro di questo oggetto era di circa 12 arcsec sulle immagini" (
chiaramente era stata considerata anche la coda ).
Nell’ultima
foto spettrometrica prodotta dall’Astronomo Diepvens, il 14/03/2013, si nota
molto bene la chioma della Ison ed il Nucleo stratificato nei vari colori
ogniuno dei quali rappresenta un materiale ben preciso.
Ad esempio la chioma della Ison ( C/2012 ) presenta una lunghezza di 28
arcsecondi e risulta essere di un colore spettroscopico ( verde ) che
corrisponde ad una composizione chimica di gas sulfureo / ossido ferroso (
quindi nello spettro luminoso la coda apparirà di colore rosso.
Invece il
cerchio interno risulta essere di un colore spettroscopico (nero), che
corrisponde ad una composizione chimica di roccia , metallo e minerali
inorganici ( crosta esterna del nucleo ).
Infine al centro
del nucleo compare un colore spettrometrico ( rosso ) che corrisponde ad una
composizione chimica di ossido di ferro / titanio ( serbatoio interno al nucleo
dove sono alloggiati i gas residenti in via di sublimazione ).
Il diametro
del nucleo è di 4.2 arcsecondi che corrispondono a 13.140 Km ( il suo diametro
risulta quindi essere, circa, come quello della Terra ) la distanza,
momentanea, dal sole è di 4.094 AU.
E'
interessante notare anche il cambiamento ( di forma e di taglia ) della coda
della Ison, in linea con le ultime analisi fatte dagli astronomi Ferrin /
Ladkawalla / Szabo, riportate precedentemente (infatti la coda è molto piu'
affusolata e sottile).
Ancora non è possibile conoscere la massa del nucleo (
anche se si ipotizza essere di una tipologia molto prossima a quella ferrosa /
rocciosa.)
Esempio diagramma spettrometrico di una stella base.
Ritornando allo studio delle foto realizzate nel 2012
in cui il nucleo della Ison era ben visibile, perché la produzione del suo coma
era ancora in fase "embrionale"; l’Osservatorio Xingming (MPC C42)
realizzo’, in data 17 / 10 / 2012, una foto eccezionale in cui il nucleo
è perfettamente osservabile, mentre la chioma è ancora in fase formativa.
La coda presenta
una lunghezza di 8.8 arcsecondi, ma il dato
piu’ interessante in questa foto è che la dimensione del nucleo risulta
essere già stata calcolata, dall'Astronomo cinese M.T.Hui, in Km e corrisponde a = 15.618 Km / Nucleocentric ! ( Vedere i dati scritti dall'Astronomo, nel rettangolo nero, all'interno della foto, nella parte alta ).
Questa dimensione espressa già in KM é molto importante, in quanto toglie ogni dubbio di stima e sbugiarda quella attuale dei 5 KM espressa dalla Nasa!
Nell’ingrandimento, sono visibili una serie di satelliti / detriti soggetti
all’attrazione del nucleo della Ison ( corpuscoli di colore arancio ).
Concludo con
il riportare l’ultima foto in falsi colori, del
02 / 04 / 2013, prodotta dell’astronomo Diepvens in cui si evidenzia
come la lunghezza della chioma sia diminuita a 25 arcsecondi, che risulta
essere in linea con le previsioni dell’Astronomo Sherrod.
Riassumento
le analisi fatte fino ad ora, emerge in modo chiaro come il nucleo della Ison sia
di natura proto-planetaria / asteroidale,
con una composizione chimica del tutto differente da un corpo ghiacciato, anzi,
la sua firma chimica è del tipo: roccioso / minerale / metallico, evidenziando
cosi’ la sua particolare duplice natura di “Asteroide / cometa”.
Ma la cosa
piu’ importante consiste nel fatto che il diametro del nucleo non è
assolutamente di 5 Km, come asserisce la
Nasa in un ultimo suo articolo, ma bensi’ molto piu’ grande, almeno quanto quello terrestre ( le foto della Ison evidenziate in questo blog e, soprattutto, quella realizzata dall'astronomo cinese M.T.Hui, in cui scrive il diametro del nucleo della Ison corrispondente a 15.618 Km / Nucleocentric, mentre la chioma delle polveri misura un diametro di 31.236 Km; sono una chiara testimonianza fotografica. )
In effetti la stima dei valori espressi dall'astronomo Hui, possono venire interpretati nel seguente modo: e cioé che Nucleocentric Radius p = 15.618 Km sia da intendersi come distanza ( espressa come raggio ) dal centro del nucelo ( nucleocentric ) della Ison, rispetto alla sua chioma ( coma ).
Piu' precisamente é tutto l'insieme della di polvere che compone la chioma, prodotta dal corpo cometario, rispetto al centro del suo nucleo.
Quindi, in pratica, 15.618 Km sono da intendersi come Raggio (R) della distanza che va dalla superficie esterna della chioma ( composta dalle polveri ) al centro interno del nucleo della Ison.
Percio' 15.618 Km ( raggio ) x 2 ( diametro ) = 31.236 Km di diametro della chioma.( Ricordiamoci anche che l'astronomo Hui ha fornito una dimensione della lunghezza della coda cometaria di 8'' arcsec ).
Percio' osservando la fotografia prodotta dall'astronomo Hui, si puo' notare molto bene che la chioma presenta una dimensione pressoché doppia rispetto al nucleo centrale di colore rosso,quindi se prendessimo la metà di questo valore ( 31.236 Km ), otterremmo un diametro apparente del nucleo di = 15.618 Km!
Se poi prendessimo, invece, la terza parte (1/3) e non piu' la metà di questo valore ( 31.236 Km ), otterremmo un diametro assoluto, verosimile, del nucleo della Ison pari a = 10.412 Km!
Il fatto poi che
la Nasa confermi un dato assolutamente fuori di ogni logica, soprattutto per
l’evidenze fotografiche prodotte, fino ad oggi, da diversi Osservatori astronomici
che palesano dimensioni assolutamente ben al di sopra dei 5 ridicoli Km espressi dall’Ente
Spaziale US, è sintomo che esista una chiara ed evidente volontà di
sottostimare e di sminuire l’importanza dell’evento finale della prima
settimana di gennaio 2014, quando lo Sciame Cometario incrocierà la Terra,
lambendola inesorabilmente..passandoci sopra le nostre teste.
Esiste anche
un altro fattore che evidenzia la particolare “anomalia” della Ison e cioè il mutamento
di dimensione e di forma della coda è indicativo della sua evoluzione; la sua sagoma assottigliata e affusolata rileva
una “cambio di stato” del nucleo
( Sherrod / Seargent ).
Normalmente
sarà dall’incrocio con Marte ( il 1 ottobre 2013 ) che la Ison dimostrerà la
sua vera natura di “Supercomet” intorno ai 2,5 UA dove il calore prodotto
dal Sole, trasmesso e perpetuato poi dal vento solare, produrrà l’innesco definitivo della
sublimazione dei gas interni per un’espulsione massiccia e continua, fino a
culminare nel perielio ( del 28 novembre 2013 ) che confermerà una Magnitudo
negativa.
Skywalksurvey